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REHOUSEIT: IN EDILIZIA NON SI BUTTA VIA NIENTE.

Nicolò Verardi e Riccardo Frezzato, Founders ReHouseit

Intervista di Valentina Maran

Quando mi dicono che sono del 1996 penso che ho nell’armadio delle t-shirt più vecchie di loro.

In banca l’altro giorno è stato divertente– mi dicono Riccardo e Nicolò – Non ci prendono mai seriamente quando diciamo la nostra età.

E pensare che in fondo quello delle innovazioni è un modo che parla con la voce di chi i trenta spesso non li ha ancora fatti.

Sbarbatelli- pensano tanti squali della finanza e delle grandi società- giovani talentuosi, si dovrebbe dire, imparando a stare ad ascoltare quello che hanno da dire.

Ma andiamo per gradi: Riccardo Frezzato e Nicolò Verardi sono fondatori di ReHouseit, la start up che sta innovando il mondo dell’edilizia.

Se guardate il sito sappiate già che state osservando solo uno degli ipotetici utilizzi di questa incredibile tecnologia.

Nicolò, che del duo è l’ingegnere dei materiali, mi spiega in parole semplici di cosa si tratta:

Immagina un dentifricio – mi spiega – abbiamo brevettato sia il sistema che lo pompa, sia la miscela.

Hanno acquistato e fatto customizzare una stampante 3D di grandi dimensioni in modo che rispondesse perfettamente alle caratteristiche del loro prodotto – una specie di nuova miscela naturale ottenuta da elementi di scarto.

La lavorazione avviene per stratificazione, la miscela viene stesa e cresce strato dopo strato in altezza e fa in modo che, alla fine del processo di produzione, la superficie sia come il designer o l’architetto l’ha ideata, mensole e texture comprese.

Si dà vita alla parete. Non è più arredamento MOBILE ma un arredamento inglobato e prende vita direttamente dalle pareti di casa.

Fino ad oggi c’era la costrizione di stampi e forme geometricamente standardizzate, questo sistema rivoluziona le possibilità visto che quello dell’edilizia è un settore restìo a innovarsi.

Chiedo come l’hanno presa architetti e designer.

Qualcuno da 30 anni aspettava una cosa simile, a causa di problemi dovuti alla tecnologia, altri sono affascinati ma hanno difficoltà a muoversi.

Avendo un mezzo potente non è detto che tutti si sentano a loro agio – talvolta con dei limiti viene più facile.

Qualche ostacolo e confine c’è- un perimetro lo diamo ma è molto più largo rispetto a quelli esistenti fino ad ora.

La “ricetta” del loro prodotto comprende scarti della produzione di lavorazioni industriali che hanno proprietà specifiche. Uno degli ingredienti della miscela è la sansa d’olive – uno scarto di buccette, residui di polpa e frammenti di nocciolino, essiccati, lavorati, resi polverosi e adatti ad essere impiegati nelle loro stampanti.

Per Nicolò la sansa è sempre stato un tarlo: gliene aveva parlato il nonno anni fa lamentando di averne molta e non saperne cosa fare, e da ingegnere dei materiali, alla fine ha capito come usarla al meglio.

Oggi infatti è alla base della loro miscela e l’unica richiesta ai fornitori è che la sansa sia essiccata al sole. Poi ci pensiamo noi: la lavorazione è praticamente inesistente, la introduciamo semplicemente nel processo di miscelazione per essere poi stampata insieme agli altri sottoprodotti che compongono la miscela, il famoso dentifricio – mi dicono.

La forza del prodotto – continuano – è che è idealmente adattabile agli scarti che il territorio produce. Se per esempio mi trovo in una zona che produce non sansa di olive ma altri scarti naturali con le medesime caratteristiche posso produrre una nuova miscela. Questo in una prospettiva futura.

Ufficialmente ReHouseit è nata due anni e mezzo fa – i ragazzi hanno lavorato dietro le quinte e una volta pronti al mercato si sono esposti.

Il loro desiderio era realizzare un prodotto stampato in 3D che partisse da una filosofia di economia circolare e che fosse sostenibile.

Quello per l’edilizia è uno dei prodotti line up –mi spiegano – Lo smaltimento è molto semplice. Attualmente collaboriamo con Saint-Gobain: loro sono leader di mercato in questo settore soprattutto all’estero. Al momento dello smaltimento loro si occupano della base in cartongesso che compete la loro tecnologia, noi rilavoreremo la parte del nostro estruso che di fatto può essere completamente polverizzata e riutilizzata come parte della “miscela base” iniziale in un circolo virtuoso perfetto.

Quella di Niccolò e Riccardo è un’avventura di lungo corso- si sono conosciuti in America, a Chicago nel 2013- stavano tornando da un anno all’estero, sono diventati amici e hanno capito che potevano integrare le loro competenze.

Le loro strade si sono divise ma si sono sempre tenuti in contatto con l’idea id lanciare un prodotto in vista delle olimpiadi del 2026. Non sapevano cosa, ma sapevano quando.

E quell’idea ha preso forma con ReHouseit che intanto ha avuto il tempo di trovare incubatori e finanziatori.

L’idea è piaciuta a Eni e al PoliHub. Poi hanno siglato una partnership e iniziato un percorso di collaborazione con Saint -Gobain. Ora hanno preso una forma più strutturata con degli investitori e un team di consulenti più organizzato.

Un sogno partito 10 anni fa– mi dice Riccardo con un che di sognante.

Si, ma litighiamo parecchio eh! Ci tengono a precisare! – puntualizza Nicolò.

Ridono, si capisce che hanno un bellissimo rapporto,

Chiedo cosa si intende nella loro bio Linkedin la dicitura “società benefit”.

Riccardo mi spiega che per i sostenitori i dividendi arriveranno ma non saranno il loro primo obiettivo.

A livello pratico l’azienda si impegna a fare investimenti sia sotto il punto di vista ambientale che sociale. Se arriva un utile si cerca di fare investimenti o affrontare costi – il primo trasporto abbiamo pagato quasi il doppio perché ci siamo impuntati a fare Frosinone-Milano in treno. Non volevamo farlo su gomma perché aveva un impatto ambientale più alto. Per noi è importante tutelare l’ambiente e i dipendenti- è importante creare un ambiente di lavoro dove le persone sono felici e credono nell’azienda. Vorrei un ambiente stimolante.

Un ideale bello ma difficile da perseguire come modello –ne sono consapevoli.

Questo tipo di visione nasce da un’esperienza pregressa – all’inizio Riccardo ha lavorato in due multinazionali – durante e dopo l’università. In entrambi i casi non sono stato valorizzato per niente e nessuno mi ascoltava– mi racconta – parlavo di criptovalute, blockchain e nessuno mi dava retta.

In piena pandemia io e Niccolò ci siamo organizzati. A 23 anni avevo voglia di portare qualcosa di nuovo che lì non volevano.

Io me ne sono andato e per loro sono stato un costo. Qualcuno mi ha formato, di conseguenza se ReHouseit ha due persone come noi, siamo un investimento che ha fatto qualcun altro.

Perché trattare le persone come numeri quando puoi avere un ambiente che rende felici loro ma allo stesso tempo ci permetta di arrivare ai nostri obiettivi? Lavoriamo su tanti aspetti che con la mentalità “da capo” non sono stati presi in considerazione. L’atteggiamento da leader, quello dove mi siedo di fianco a te e ascolto le tue proposte – è un modello diverso e valorizza la persona, il tuo tempo e le tue competenze e mi torna indietro come azienda.

È una conseguenza che mi pare strano non sia chiara ancora ai più.

Penso che lui e Federica Pasini di Hacking Talents potrebbero avere molto da dirsi.

C’è anche tutto l’aspetto finanziario. Quando si parla di sostenibilità hai tre verticali: economico, sociale e ambientale. Se non c’è la sostenibilità economica tutto il resto non può esistere. Se non abbiamo la cassa per determinate spese il resto non regge. A livello macro economico il grosso nuovo trend sarà la sostenibilità. Ci stiamo preparando a dipendenti che dicono “se non mi ascolti me ne vado”. In Italia le startup offrono tantissime opportunità di lavoro. (E su questo credo che le ragazze di Nextopp possano dire la loro!)

Chiedo dove si vedono tra 5 anni.

Inizia Riccardo che mi dice: Tra 5 anni il sogno è poter crescere sicuramente per portare la filosofia di sostenibilità all’esterno e all’interno dell’azienda.

Vogliamo diventare un punto di riferimento: all’esterno non vogliamo essere gli unici sul mercato, ma ci piacerebbe veder adottare un modello che possa condividere la nostra tecnologia e far crescere il mercato stringendo una rete di partner per far crescere la tecnologia stessa, il materiale e poter espandere il più possibile questa realtà.

All’interno il sogno è avere collaboratori che siano felici di essere con noi.

Niccolò ha tre hashtag: #materiali #innovazione #edilizia vogliamo rivoluzionare questo mondo dal punto di vista della sostenibilità e richiede uno sforzo impressionante.

Ci salutiamo qui, con la promessa di rivederci all’FDO dove saranno protagonisti.

Chiudiamo la call e sono certa di aver avuto davanti due persone che stanno costruendo pezzo dopo pezzo una parte importante del cambiamento.

La cosa incredibile è che lo stanno facendo usando quello che l’industria scarta. 

valentina maran

Valentina Maran