Design Legnano Birrificio di legnano

FERMARSI PER RIFLETTERE: COSA CI INSEGNA IL MONDO DEL DESIGN.

Articolo di: Valentina Gorlero.

Uno dei motivi per cui le persone tendono a rifiutare il concetto di “cambiamento” è il pregiudizio secondo cui questo implichi necessariamente uno stravolgimento istantaneo nello status quo, di fronte al quale la nostra mente attiva un meccanismo di autodifesa ritenendolo troppo complesso da gestire. In realtà, “cambiamento” può essere anche (e nella maggior parte dei casi lo è) un twist nel nostro modo di vedere noi stessi nel presente e nel futuro in continuità con ciò che eravamo nel passato. Lo dimostrano – tre storie tra le tante – le esperienze degli speaker intervenuti alla serata P.U.B. | Pints Under Books del 27 settembre scorso, che testimoniano come anche l’innovazione più disruptive, se pensata e attuata in ottica costruttiva, non ci obbliga a mettere da parte tutto ciò che credevamo di essere, di sapere e di volere per ricominciare da zero ma, anzi, può diventarne l’evoluzione naturale e fisiologica. Lo dimostra il percorso di Roberta Ligossi, giovane fondatrice (con le sue tre socie) di TA-DAAN, start-up nata per occuparsi di uno dei lavori più antichi del mondo: l’artigianato. Al grido di «Geppetto is over», la missione del progetto è accendere i riflettori su tutti quei produttori che ancora oggi, in Italia e all’estero, realizzano oggetti di altissima qualità con le loro mani abbattendo il tradizionale stereotipo dell’anziano falegname rinchiuso in una bottega e, anzi, promuovendo la contaminazione con le nuove tecnologie e il ruolo sempre più fattivo delle donne.

Quello che ci racconta Roberta è un modello di cambiamento fatto di piccoli passi, dal lancio di un magazine alla decisione coraggiosa di aprire un vero e proprio e-commerce per fornire una piattaforma online ai “geppetti” e alle “geppette” di tutto il pianeta, fino alla creazione di un primo pop-up store durante l’ultima Design Week di Milano, in cui TA-DAAN ha accostato due stanze: in una, gli artigiani lavoravano live davanti al pubblico e, nell’altra, si potevano acquistare e spedire contestualmente i vari pezzi di design attraverso una serie di maxi schermi dedicati. L’incontro perfetto tra analogico e digitale. Un secondo esempio è quello di Federico Panzeri, CEO di Panzeri, ed Elia Bonacina, CEO di Bonacina 1889. Due storie di ricambio generazionale nell’impresa di famiglia nel segno della trasformazione da una parte e della continuità dall’altra.

Seppure con approcci diversi, per entrambi “modernizzare” il proprio marchio ha significato iniettare ispirazioni contemporanee senza snaturarne l’identità. La forza del loro successo sta proprio nell’avere mantenuto gli aspetti fondamentali delle loro aziende (il nome, i valori, la manodopera interna) accelerandone la crescita, monitorando in maniera sempre più scrupolosa i dati e analizzando attentamente le dinamiche di mercato. Il tutto trasferendo nel settore del Design esperienze e competenze ereditate da altri contesti, sia professionali sia di studio.

Un verso di una canzone dei RoomForTwo recita «I gotta have roots before branches, to know who I am before I know who I wanna be» e ci ricorda proprio questo: le nostre radici sono la base dei nostri cambiamenti senza deformare la vera essenza di ciò che siamo.

Il terzo e ultimo esempio è quello di Tommaso Corà e Lucilla Fazio, due designer veneti che nella loro vita e nel loro lavoro hanno approfondito il settore del Design risalendo ai concetti originari delle parole, spesso abusate, «innovazione» e «design». Nel libro Futures by Design, che hanno scritto assieme a Filippo Collura, spiegano in modo semplice e lineare cosa significa per loro “innovare”, ovvero disegnare il futuro. E, per farlo, si sono posti come obiettivo quello di studiare come – ridimensionando il concetto di innovazione in un’ottica temporale – diventi fondamentale l’ambiente che ci circonda. Non a caso, infatti, il sottotitolo è «Progettare innovazione nella complessità».

Che poi è quello che possiamo fare noi quotidianamente, senza farci prendere dall’ansia di volere (o di dovere) rovesciare il mondo da un giorno all’altro, ma riproponendoci di attuare innovazioni nella complessità capaci di produrre cambiamenti sensibili per il bene di tutti.

Valentina Gorlero

Gorlero Valentina