Chiara Schettino Donarosso

ROSSO: METTERCI L'ANIMA. E IL SANGUE

Chiara Schettino, Founder di Rosso.

Intervista di: Valentina Maran.

Non sono una donatrice di sangue. Ho sempre ammirato però chi lo fa perché trovo che sia un gesto di altruismo veramente importante.
Conoscere Chiara Schettino, fondatrice di Rosso, ha alleviato i miei dubbi sulla donazione e mi sta facendo avvicinare a quel mondo.

Rosso, l’avrete capito, si occupa di raccolta del sangue e step due, anticipo la risposta alla domanda che vi starete facendo: ma non c’è mica già AVIS?
Si, ma si tratta di due cose differenti.
Andiamo per gradi:

Donarosso nasce nel 2022 per un’esigenza ben precisa: Chiara mi racconta di essere stata una ricevente di sangue e si è trovata spesso ad affrontare lunghe attese prima di vedere arrivare la sacca di sangue destinata a lei.
Una volta rimessa, Chiara ha deciso di creare Rosso.

Rosso: la donazione del sangue parla giovane
Rosso è un’azienda che ha l’obiettivo di azzerare l’emergenza sangue in Italia.
Oggi nel nostro Paese abbiamo più di un milione di donatori – mi dice Chiara – solo il 3% della popolazione dona, con un indice di ricorrenza molto basso: i donatori possono donare più volte all’anno e la media di età è troppo alta.
Doniamo poco principalmente per disinformazione. Il progetto ha generato molte interviste quantitative e qualitative, e i dati dicono che, soprattutto nei giovani, è un problema di informazione. Attualmente la poca informazione fatta non è fit con le nuove generazioni.

Ci rivolgiamo agli studenti, andiamo nelle Università, nelle scuole, abbiamo una bellissima community di Young Ambassador: sono ragazzi che si impegnano nel sociale, si fanno portavoce della promozione della donazione: nella loro vita si impegnano a generare un impatto sociale.
Lavoriamo anche con le imprese e le aziende che si avvicinano con noi al mondo della donazione e insieme costruiamo dei percorsi dedicati soprattutto alla prevenzione delle malattie del sangue. Con loro strutturiamo dei veri e propri piani dedicati rimanendo con un core sulla donazione, o comunque sul sangue.

Le analisi del sangue: la base della prevenzione
Chiara poi mi dice una cosa alla quale non avevo mai fatto caso: Pensa che le analisi del sangue sono il test di base fondamentale per scoprire qualsiasi informazione su di te. Per assurdo sono il test più trascurato. Per darti un’idea: solo una persona su tre fa le analisi del sangue in Italia. Questo significa che c’è una percentuale enorme di persone che non hanno mai fatto le analisi del sangue.
Mi spiega che non rientrano neanche nella routine medica come invece siamo abituati a fare per il dentista.
Noi italiani facciamo questo tipo di analisi solo quando sintomatici di qualcosa, io ho un bel rapporto con la prevenzione perché ho avuto un linfoma, una leucemia, e ovviamente la prevenzione è mia amica, quindi tengo molto a divulgare quello che sono i temi di prevenzione sul sangue e con la donazione: è anche un modo per tenersi controllati, monitorati.

A memoria ricordo anche che ci sono dei benefit per chi dona, e le chiedo conferma:
Sì è vero, per la scuola, il lavoro hai permessi retribuiti e giornate di recupero.
Poi noi con Rosso abbiamo un programma anche di coinvolgimento in alcuni eventi con dei partner che ci supportano, magari dando delle premialità. Il fattore fondamentale su cui puntiamo tanto è quello della prevenzione, perché è importante tenersi monitorati – anche per i welfare delle aziende.
È fondamentale che tu sia ambasciatore non solo per te della prevenzione e del monitoraggio, ma per la tua comunità familiare. Diciamo che questa è un po’ la direzione che stiamo prendendo; parte da un bisogno che abbiamo scoperto lavorando su questo tema, perché inizialmente lavoravamo più con le comunità universitarie, col mondo educational, poi ci siamo accorti che le aziende erano un partner strategico.

Dico a Chiara che ho sempre sentito AVIS come brand del sangue, mi sono stupita quando ho scoperto Rosso. Chiara allora mi puntualizza meglio questo concetto:
Noi non raccogliamo sangue, noi supportiamo quelle che sono le associazioni e gli ospedali, collaboriamo con realtà come le associazioni di donatori o riceventi gli ospedali, a far promuovere e reclutare persone che non donerebbero mai. I donatori di Rosso sono tutti primi donatori, che iniziano la carriera. Adesso stiamo portando i primi membri della community a donare anche altri emocomponenti, plasma, piastrine, e questo è molto bello perché in Italia c’è bisogno di sangue ma ancor di più di plasma e piastrine.

Welfare aziendale o eventi benefici: mai pensato di donare il sangue?
Chiedo a Chiara che condizioni ci devono essere per donare il sangue.
Noi abbiamo dei programmi che possono essere annuali, trimestrali o semestrali, che sono perfettamente custom per le esigenze dell’azienda, e che spaziano dalla prevenzione relativa al sangue e ai temi circostanti, poi ci sono delle aziende che chiedono approfondimenti su vari argomenti, per la sensibilizzazione. Noi gestiamo la parte delle prenotazioni da remoto, quindi portando i dipendenti delle aziende a donare nel posto più vicino a casa.

Confesso a Chiara di non aver mai donato perché non amo gli aghi.
Lei mi rassicura: con Rosso molte persone riescono a superare questa paura. È un timore superabile. Stiamo lavorando a sistemi per superare l’ansia con delle distrazioni.
Stiamo provando a implementare dei progetti dove i bimbi delle scuole materne accompagnano i genitori a donare per il buon esempio.

Chiara mi racconta che con Rosso stanno generando un’anagrafe di nuovi donatori under 45, e spera che col tempo si converga in una gestione dell’ottimizzazione dell’emergenza insieme a quelli che sono i player già esistenti.

Chiedo a Chiara quanto manca all’Italia per arrivare al livello 0 di necessità di sangue
In realtà l’Italia è quasi autosufficiente – mi spiega lei – il problema è che in alcuni periodi dell’anno e in alcune zone questo non è autosufficiente, perché ci sono luoghi dove magari c’è una densità di popolazione donante inferiore o molta migrazione a livello medico.
La Sardegna è la regione con più donatori ma è la regione con più emergenze perché hanno più malati di talassemia, l’anemia mediterranea, e quindi ci sono pazienti che consumano tante sacche all’anno. Lì spesso le sacche vengono importate da altre regioni; nel Lazio la situazione è simile. Poi ci sono anche paesi o regioni che lavorano benissimo perché si è innestata la cultura del dono.
Per quanto riguarda gli emocomponenti in Italia non siamo autosufficienti e quindi le importiamo da altri paesi.

I falsi miti sulla donazione.
Anche il campo della donazione ha dei falsi miti: Chiara fa luce su molti di questi
Una delle più frequenti è riguardo i tatuaggi, puoi donare se hai tatuaggi, l’unica cosa devi aspettare 4 mesi dal tatuaggio nuovo, poi sì.
Fumo sigarette, puoi donare. Ci sono delle limitazioni per chi fa determinati viaggi, ci sono delle mete che ti danno uno stop di alcuni mesi, tipo alcune zone dell’Africa, cambiano con il tempo, alcuni paesi del sud America, degli Stati Uniti, Asia. Anche le abitudini sessuali, se cambi frequentemente partner hai il cartellino giallo, se hai un partner fisso puoi donare.
Prima dicevano che gli omosessuali non potevano donare, anche questo non è vero.
Chi prende antistaminici invece non può donare perché c’è il cortisone, come chiunque faccia terapie cortisoniche.
Un’info curiosa da dare è che in Italia le donne che donano non sono molte, solo il solo il 33% della popolazione dei donatori. Le donne in età fertile che ricevono sangue sarebbe preferibile se ricevessero sangue da altre donne in età fertile.
Non è obbligatorio, sia chiaro, ma preferibile. Anche per questo con Rosso lavoriamo in questa direzione, aumentare il numero di donatori giovani così da aumentare la probabilità di un blood match. Non ci sono direttive mediche a riguardo, però cerchiamo di farlo accadere.

Chiedo a Chiara se le sarebbe piaciuto sapere da chi hai ricevuto il sangue
Sì, potrebbe essere carino, ma non è possibile per privacy, però con Rosso diciamo sempre ai donatori – quando ringraziamo per la donazione fatta – che hanno donato un’azione, del tempo a qualcun altro, un sorriso, una camminata, perché sì, quando ricevi sangue, hai una forza incredibile.
Bastano 10 minuti per donare, e questo riduce di molto l’attesa di chi sta aspettando la sacca di sangue.
Il tema di tempistica, che io sento molto – il ricevente magari deve aspettare un’ora la sua sacca, tu comunque con dieci minuti di donazione hai diminuito le ore di inattività di qualcun altro.
Pensa che bastano davvero 10 minuti per donare il sangue. Il prelievo di plasma e piastrine dura un po’ di più, ma possiamo dire che entro 40 minuti, massimo un’ora.
Gli uomini possono donare fino a 4 volte l’anno, le donne in età fertile 2 e poi, una volta in menopausa, 4 volte all’anno.
Nella community dei ragazzi Rosso, alcuni sono diventati donatori ricorrenti, magari si programmano il piercing o il tatuaggio il giorno dopo la donazione in modo da far passare i tre mesi di sospensione necessari.

Ci salutiamo.
La chiacchierata con Chiara mi ha lasciato addosso questo senso di semplicità e di positività nei confronti della donazione. Ho la sensazione che non sia solo un gesto di altruismo, ma che sia forte anche il valore di ritorno, visto che indietro ricevi analisi, informazioni e monitoraggio del tuo stato di salute.
Un dare che garantisce anche un avere. Non è poco.

Tutto molto semplice. Facile come aprire il loro sito, scorrere la home fino alla scheda di iscrizione e inserire i dati.
1 minuto per iscriversi, 10 minuti per donare.

Dicono che il riso faccia buon sangue. Secondo me lo fa anche la buona informazione.

VALENTINA MARAN

Valentina Maran