Junior Serge

JUNIOR SERGE: MOBBI E LO SCONFINATO POTERE DELLA RICARICA.

Amministratore delegato di MOBBI.

Intervista di: Valentina Maran

Che cos’è il genio? Molti di voi mi reciteranno a memoria: “È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”. Vero, ed è proprio questa regola tanto basilare quanto brillante che Junior Serge ha applicato quando ha deciso di lanciare in Italia MOBBI, l’app di powerbank sharing.

Junior Serge, CEO di MOBBI, è un broker con grande spirito di osservazione: nel 2018 mi racconta che stava cercando fondi alternativi per delle gestioni patrimoniali che stava seguendo e si è interessato alle energie rinnovabili. Ha scoperto che in Asia la sharing economy funziona, e in particolare quella del powerbank sharing stava realizzando numeri interessanti.
In Cina già da 7 anni questa tecnologia permette agli asiatici di poter noleggiare un powerbank e usarlo in giro per le città e riconsegnarlo in un altro locale.

Ripetete con me: fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione.
Junior intuisce che in Italia e in Europa questo servizio non è ancora disponibile, decide allora di colmare il gap e trova una fabbrica a Shenzhen, disponibile a ricostruire la tecnologia insieme a lui. Questa è la velocità d’esecuzione.
Qui entra in gioco la fantasia: l’importanza del design – per essere accattivante su un mercato come il nostro, il prodotto deve essere Made in Italy.

E il genio, quando si scatena nella giusta sequenza, produce un risultato che, detto in soldoni, si chiama fatturato.

Junior mi racconta nel dettaglio: nel 2019, siamo partiti con lo sviluppo, a fine 2019 siamo usciti con l’app MOBBI e il dispositivo registrato a nome MOBBI. A settembre del 2019 in pochissimi mesi eravamo già presenti in oltre 75 location importanti della città di Milano, e abbiamo rivoluzionato il settore: non abbiamo soltanto importato una tecnologia ma l’abbiamo ridisegnata, con un materiale soft touch per dare una user experience molto elevata ai nostri clienti.

La powerbank di MOBBI è più potente al mondo: riesce a fare il 2% di ricarica al minuto. Attraverso la nostra app tutte le persone che hanno un dispositivo elettronico possono geolocalizzare una delle nostre location. Semplicemente scansionando il QR code sulla station MOBBI, viene rilasciata una powerbank al cui interno sono presenti tutti i cavi. Terminato può riconsegnarla dove vuole.
La ricerca estetica è stata fondamentale: volevamo qualcosa che fosse bello da mettere sul banco di ogni locale, e bello per i clienti. Anche la scelta soft touch è stata coraggiosa: è un materiale costoso, però abbiamo voluto offrire ai nostri utenti un’esperienza di qualità.

Una raccolta fondi che ha caricato il budget in tempo record
All’ingresso sul mercato MOBBI ha segnato subito un record: la raccolta fondi per il budget iniziale è durata 40 secondi e ha totalizzato circa 60 mila euro. Chiedo com’è stato possibile.

Dietro c’è la comprensione di quello che è davvero diventato il cellulare per le persone: è parte della nostra vita, – mi dice Junior – è il principale mezzo di lavoro, anche per usare qualsiasi tipo di tecnologia, home banking, i servizi in sharing: è tutto tramite il cellulare.
Abbiamo lanciato sul mercato una tecnologia che consente di tenere il telefono sempre carico in qualsiasi momento e soprattutto di non essere vincolato ad una presa di corrente o al dover consumare in un locale. È un’idea che arriva direttamente alle persone, è un prodotto che tocca qualsiasi fascia di età. Se ne comprende subito il potenziale. Una volta presentato il progetto qualsiasi persona ha pensato “io sicuramente almeno una volta al mese mi ritrovo senza batteria quindi se c’è una cosa del genere io voglio far parte del progetto”. Non solo: il nostro posizionamento porterà anche alla vendita di spazio pubblicitario. È una delle novità che stiamo annunciando: il nostro dispositivo viene messo nel luogo più visibile del locale perché il cliente deve poterlo trovare e usare in autonomia. C’è uno schermo che gira 24 ore su 24. Il nostro sogno è far sì che i clienti possano usare il nostro dispositivo gratuitamente, semplicemente guardando la pubblicità dei nostri partner. Vado davanti al dispositivo, clicco su una CTA perché lo schermo è touch screen, mi guardo un tot di secondi di pubblicità e guadagno del tempo di utilizzo del dispositivo. Abbiamo integrato un sensore conta-persone che permette di dare il numero esatto di quanti individui sono transitati nel locale davanti al dispositivo, quanto tempo sono rimasti a guardarlo, perché il sensore dà anche quel dato, e soprattutto sappiamo con certezza chi ha toccato lo schermo.
Questo restituisce un dato molto più efficace alle aziende che trasmettono i loro messaggi pubblicitari.

L’assistenza, altro touch point importante
Chiedo a Junior come funziona l’assistenza
A Milano, abbiamo 6 o 7 manutentori che girano la città tutti i giorni per controllare, bilanciare la presenza delle powerbank e vedere se i cavi funzionano bene – c’è già anche una gestione passiva continua in background. Se i clienti hanno un problema, basta mandare un messaggino nella parte assistenza dentro l’app e in tempi abbastanza brevi riusciamo a risolvere e a dare assistenza.

La curiosità ovviamente è per la domanda più ovvia: capita che qualche powerbank non venga restituita? Cosa succede?
Abbiamo fatto una scelta coraggiosa – mi dice Junior – abbiamo deciso che chi scarica la nostra app non deve registrare carta di credito e si trova già 15 minuti di tempo free; chiediamo però il numero di telefono con una conferma OTP, questo ci dà una determinazione univoca. Terminati i 15 minuti all’utente arriva un messaggio che lo va un po’ a monitorare psicologicamente: gli dice che ha finito il tempo e da quel momento o ricarica il credito o riconsegna la powerbank. In più di due anni ne abbiamo perse meno di una decina.
L’errore che può capitare più spesso è che riconsegnino ma non la premano bene dentro la stazione, quindi il noleggio continua. In tal caso ci accorgiamo dell’anomalia dal pannello di amministrazione, perché sappiamo che in 45 minuti circa le persone hanno già ricaricato. Quando si va oltre le 2 ore siamo noi a contattare l’utente e dirgli, “guarda abbiamo controllato: non hai inserito correttamente il dispositivo, passerà un nostro manutentore a risolvere il problema, però intanto ti abbiamo abbonato questa ricarica”.

Chiedo a Junior che tipo di evoluzione avrà MOBBI oltre alla pubblicità.
Personalmente il mio obiettivo è quello di renderlo un servizio libero per tutti, gratuito, perché credo che poter rimanere carico e connesso oggi, sia fondamentale anche a livello di sicurezza. Avere un cellulare carico dovrebbe essere, più che un dovere, un diritto: dovrà essere come l’acqua, una cosa primaria.
Vogliamo raggiungere degli accordi o dei fondi che ci permettano di coprire questo servizio.
La vendita di spazio pubblicitario ci permetterà di compensare questo gap dal punto di vista finanziario. Dal punto di vista di evoluzione una volta coperta Milano e l’Italia, il nostro obiettivo entro l’anno prossimo è di arrivare nei mercati Arabi e in Africa.

L’energia: un bene sociale.
In Camerun stiamo per aprire un MOBBI: la richiesta è molto elevata lì, hanno dei bisogni diversi: l’utilizzo del cellulare è molto ampio perché nei paesi del terzo mondo è una delle primarie distrazioni. Però c’è un problema dell’accesso all’energia elettrica. L’idea sociale che vogliamo portare in Africa è quella di installare i nostri dispositivi presso le location che hanno un generatore, per far sì che nelle zone in cui non c’è luce, o quando va via, le persone possano recarsi presso i punti in cui c’è il generatore e prendere una powerbank per avere con loro l’energia minima utile.

Oggi è martedì. Sono passati un po’ di giorni dalla chiacchierata con Junior Serge.
Mi sono alzata all’alba come sempre, mi sono messa la tuta, le scarpe, ho infilato in tasca il cellulare e in testa le cuffie. Ho acceso il mio solito podcast che tengo in sottofondo quando esco a camminare. Dopo neanche 10 minuti le cuffie wireless si sono scaricate perché ho scordato di lasciarle in carica la scorsa notte. Fossi stata a Milano sarei entrata in un locale, avrei preso un powerbank di MOBBI e la mia giornata sarebbe continuata come sempre. Invece sto a Mornago, un paesino sperduto nel niente, dove non c’è l’ombra nemmeno di un locale aperto per elemosinare una presa di corrente.
E anche se l’avessi trovata, non ho il caricabatterie.
Mi restano solo la delusione e la noia a farmi compagnia.
Tolgo le cuffie, maledico il mondo, e penso che tra un po’, in Camerun, con MOBBI se la passeranno meglio di come me la passo io.

VALENTINA MARAN

Valentina Maran