Amelia Tomasicchio

AMELIA TOMASICCHIO: LA CRYPTO ECONOMY RACCONTATA REALMENTE.

Amelia Tomasicchio, Co-Founder and Editor in Chief at The Cryptonomist

Intervista di: Valentina Maran

Fino a questo momento Amelia Tomasicchio è la persona più virtuale che mi sia capitato di sentire per le interviste di FDO.
Amelia è una cordiale entità che mi ha risposto con disponibilità ed estrema velocità alle domande per avere un’intervista.
So che dall’altra parte dello schermo ci sono carne, sensibilità e talento, e un po’ mi dispiace non averla potuto almeno sentire in una videocall, ma probabilmente è più giusto così: per assurdo il fatto di non averla neanche vista attraverso lo schermo dà ancora più sostanza alla sua divulgazione.
È coerenza, mi dico.

Se siete curiosi di conoscerla un po’ meglio, la trovate facilmente online perché da qualche anno gestisce il portale the cryptonomist che racconta il futuro e fa divulgazione sugli aspetti più innovativi della cryptoeconomy.
Ecco come ha risposto alle mie domande.

Com’è scoccato l’interesse verso materie tanto diverse? Come si è sviluppato il tuo percorso?

Nel 2014 dovevo scrivere la mia tesi di laurea e cercavo un argomento accattivante, che potesse servirmi davvero approfondire per il futuro, per trovare lavoro. È venuto fuori il tema Bitcoin e mi aveva colpito la sua matrice “anarchica”, decentralizzata, per cui ho avuto l’intuizione di approfondire l’argomento e ho scritto la tesi su questo tema. Da allora ho subito iniziato a lavorare nel settore come giornalista e marketing expert, visto che poi da allora ho intrapreso altri studi nel campo della comunicazione.

Sei esperta anche di NFT: come mai hai scritto un libro e quali difficoltà hai trovato nell’affrontarne la stesura?

Ho avuto l’onore di essere contattata dalla casa editrice Mondadori. Cercavano qualcuno che potesse scrivere un libro di stampo divulgativo sul tema degli NFT e che affrontasse non solo la crypto arte ma le diverse applicazioni di questa tecnologia. Devo dire che non ho trovato grandi difficoltà visto che scrivere articoli e divulgare questi argomenti è il mio pane quotidiano con Cryptonomist.

In quali campi possono essere usati gli NFT e che potenziale ancora inespresso hanno?

Sicuramente uno dei più conosciuti è il campo dell’arte, ma si sente sempre più spesso parlare anche della moda e del gaming. Credo che potrebbero essere utili in molti altri ambiti, come anche quello dei viaggi o dell’editoria.

Ci sono delle zone di rischio nell’utilizzo degli NFT? E delle criptovalute?

Se parliamo dell’utilizzo degli NFT con le loro varie utility non ci sono rischi, ma ce ne sono tanti se si acquistano non fungible token o criptovalute come investimento, visto che si tratta di asset molto volatili. Inoltre ci sono anche rischi legati alle diverse truffe online legate a questi settori, quindi bisogna sempre fare ricerche e tenersi aggiornati.

Le aziende sono ricettive nei confronti degli NFT? È un tipo di prodotto (lo chiamo così, spero sia la definizione corretta) che sta avendo il giusto riscontro?

Si, sempre più aziende si stanno lanciando nel settore, soprattutto, come dicevo prima, nel fashion: Pinko, Nike, Adidas, Hermes e tanti altri, ma anche molti musicisti e deejay.

Parliamo di The Cryptonomist: com’è nato e che cosa comporta gestirlo?

Abbiamo fondato The Cryptonomist nel 2018 quando non esistevano altre riviste in italiano che parlassero verticalmente dell’ambito crypto/blockchain. Da allora il team e i lettori sono sempre cresciuti e siamo molto soddisfatti. Come CEO mi occupo di tutta la gestione dell’azienda e dei rapporti con i clienti, oltre ad essere un po’ il volto pubblico dell’azienda per cui vado ad eventi e faccio divulgazione per espandere il branding.

Ho sentito una tua intervista dove dici che il tuo team è per la metà femminile: è voluto?
Fate attenzione anche a questi fattori oppure è un puro caso perché equilibrare le due presenze è stato del tutto naturale?

Del tutto naturale, ogni tanto le donne sono più degli uomini nel nostro team e a volte no, dipende dal periodo, da che collaborazioni cerchiamo, ecc… Credo nell’uguaglianza di genere ma credo che non debba neanche essere necessariamente forzata, mi piace semplicemente avere un buon team e lavorare con persone capaci, non importa il genere.

Che differenza vedi tra nuove e vecchie generazioni nell’approccio al mondo che segui?

Le nuove generazioni sono sicuramente più abituate alle nuove tecnologie e mi capita sempre più spesso che persone della mia età o anche più giovani conoscano la materia, anche se non lavorano nel settore. Qualche anno fa era difficile qualcuno, parlando del più e del meno, mi dicesse di NFT o crypto, ora è più comune ma, appunto, spesso è nelle fasce di età più giovani.

Ci sono molti preconcetti rispetto ai bitcoin, agli NFT e alla blockchain? C’è sfiducia rispetto a questo settore?

La sfiducia deriva purtroppo dalle molte truffe che fingono di essere criptovalute ma magari non sono neanche davvero tali. Inoltre si tratta di un mercato molto volatile e per questo la gente crede che sia tutto una bolla, quando i prezzi scendono. Sicuramente, come regola generale, è più facile diffondere cattive notizie che quelle buone, per cui spesso sui giornali si trovano titoli come “Bitcoin è morto” o “Bitcoin inquina più del Paese XY” e questo non aiuta la crescita del settore.

Ho letto anche che sei tra le under 30 citate da Forbes: che valore ha questo riconoscimento?

Il giorno in cui sono stata inserita nell’elenco degli under 30 non lo sapevo neanche, ho iniziato a ricevere tanti follower, richieste, mail e non capivo cosa stesse succedendo. Quindi sicuramente ha portato tanti contatti e pubblicità, oltre ad essere un importante riconoscimento al duro lavoro svolto, sia mio che del mio team con Cryptonomist a cui devo tutto.

VALENTINA MARAN

Valentina Maran