Danila De Stefano

DANILA DE STEFANO: DI UNOBRAVO NE ABBIAMO BISOGNO TUTTI.

Danila De Stefano, CEO and Founder Unobravo

Intervista di: Valentina Maran

Questa intervista è un po’ diversa da quelle che scrivo di solito: Danila De Stefano, CEO e founder di Unobravo, non ha potuto rilasciarmi un’intervista al telefono e la sua assistente mi ha chiesto di mandare le domande scritte, il che potrebbe darvi l’idea di un dialogo un po’ freddo.

C’è un che di positivo però dal mio punto di vista: non ho avuto problemi a gestire l’ansia che ho di solito prima delle mie chiacchierate con gli intervistati. (Sì, sono paranoica: mi preparo giorni prima, studio la loro vita e il loro progetto, guardo i video che trovo su di loro, mi scrivo le domande, e il giorno dell’appuntamento ho i battiti a mille prima dell’inizio della chiamata perché ho sempre il terrore di fare domande banali o di far annoiare chi ho di fronte. Avrei bisogno di farmi vedere “da uno bravo”? La buona notizia è che sono già in cura!)

Cosa posso raccontarvi di Danila?

Che ieri sera sono riuscita a incrociarla a un evento di FDO e ho adorato il suo accento napoletano e il suo sorriso schietto.

In una vita parallela l’avrei scelta come psicologa? Probabilmente sì. Non ho idea se lei mi avrebbe accettata come paziente, io, le mie ansie da prestazione e i miei traumi da abbandono. (Qui potrei farvi la pippa del mio tipico schema mentale di svalutazione che mi ha inculcato mia madre, ma non lo farò: potrei davvero annoiarvi. Comunque volevo fare un grosso ciao con la mano alla mia psicologa: lei non lo sa, ma io le voglio bene!)

Ecco le domande che ho mandato a Danila e le risposte che mi ha dato.

Volevo capire meglio da cosa ha avuto origine l’idea di Unobravo. Che tipo di necessità ha intercettato e quando?

Nel 2016 mi sono trasferita a Londra dopo aver completato gli studi in Psicologia Clinica presso l’Università di Roma: ero in cerca di nuovi stimoli, nuove esperienze anche in campo lavorativo. È stato un periodo difficile della mia vita, un momento in cui, tra lavoro in clinica psichiatrica e integrazione in una nuova cultura, ho avvertito l’esigenza di parlare con uno psicologo. La mia necessità si è però scontrata con quella che era la realtà del mercato in quel momento: i costi elevati erano proibitivi per una ragazza al suo primo lavoro, e le lunghe attese per ottenere un appuntamento non mi avrebbero permesso di avere un supporto tempestivo.

Sconfortata da questa situazione ho iniziato a domandarmi come facessero altre persone in un momento simile al mio e perché, ancora nel 2016, il benessere mentale non fosse accessibile a tutti, indipendentemente dalla propria situazione economica o geografica. Ho iniziato così a fornire sedute di terapia ad altri expat da remoto: un metodo di lavoro che prima della crisi pandemica era guardato con scetticismo dalla categoria dei terapeuti in primis. L’esperienza mi ha aiutato, invece, a scoprire un’elevata efficacia della terapia online grazie alla forte alleanza terapeutica che si instaura con il paziente, elemento fondamentale per il successo di un percorso di terapia.

Dal mio piccolo ho trovato un’opportunità di crescita in questo campo e così, grazie alla collaborazione di validi colleghi, ha preso vita Unobravo, un progetto che ha come obiettivo quello di garantire a tutti l’accessibilità ai servizi di benessere mentale.

Com’è stato scelto il naming?

Il nome del brand è nato in modo spontaneo e casuale. Mentre creavo il sito web, ho iniziato a fare giochi di parole, prendendo appunti e chiedendo opinioni a vari amici.

Poco dopo, durante un pomeriggio con il mio compagno, ho esclamato “Unobravo!” e da subito ho pensato che fosse il nome perfetto: fa sorridere e aiuta a riconoscere il nostro servizio, rompendo le barriere e la perenne seriosità spesso associata alla salute mentale.

Come funziona Unobravo (sia dalla parte dei pazienti, sia dalla parte degli psicologi)?

Per accedere al nostro servizio, all’utente basta visitare il sito web e compilare il questionario: ogni risposta aiuta a rifinire le necessità di ciascuno, così da farci capire quale sarà lo psicologo o la psicoterapeuta più preparata e quindi adatta al sostegno richiesto. L’utente ha inoltre la possibilità di indicare eventuali preferenze personali, come il genere o l’età del terapeuta con cui desidera lavorare. Completato il questionario, ci si iscrive e si accede alla piattaforma dove il paziente può gestire in completa autonomia ogni aspetto della terapia, dalla chat con il professionista assegnato, al pagamento singolo di ogni seduta effettuata. È importante ricordare che ogni paziente ha la possibilità di conoscere il terapeuta Unobravo durante il primo colloquio conoscitivo gratuito, e scegliere in piena libertà se proseguire il percorso di terapia con il servizio.

Anche dal punto di vista dei professionisti collaborare con Unobravo è formativo e vantaggioso: oltre a un attento iter di selezione, dal primo momento garantiamo a ogni terapeuta un percorso di crescita personalizzato attraverso supervisioni e corsi di formazione. Ciascun professionista è seguito dal primo giorno dal Team Clinico e da un Team Leader e Unobravo, per i professionisti, risulta una sorta di studio clinico online nel quale c’è uno scambio continuo tra i terapeuti e supporto per ogni difficoltà.

Un asset fondamentale per noi è il clima di fiducia e di stima che creiamo con e tra gli psicologi Unobravo, e vogliamo che ciascuno abbia la possibilità di crescere dal punto di vista lavorativo e personale. Tutti sono liberi professionisti, ma possono contare sul supporto di un’azienda che offre opportunità di formazione ed empowerment lavorativo continue, servizi di yoga e fitness online gratuiti, oltre che momenti di ritrovo dal vivo.

Che tipo di incubazione ha avuto il progetto?

Quando ho avviato la startup disponevo di un capitale sociale di soli 5.000 euro e nei primi anni abbiamo trovato il modo di crescere con le nostre gambe, in bootstrap. Le prime scelte sono state il frutto di un lavoro di team tra me, Gregorio Maria Diodovich (oggi COO) e Angelo Casagrande (socio e advisor di Unobravo).

A inizio 2020, Unobravo è stata selezionata per un programma di accelerazione da parte di SocialFare, un incubatore di startup a impatto sociale che ci ha aiutato a trasformare l’idea iniziale in un vero e proprio progetto imprenditoriale innovativo. CDP Venture Capital e SocialFare Seed hanno poi investito 150mila euro nell’azienda, e pochi mesi dopo abbiamo trovato una quadra per rendere l’azienda economicamente sostenibile. Questo, unito al servizio ad impatto sociale, rende Unobravo speciale. Lo scorso luglio, invece, abbiamo chiuso un round d’investimento con Insight Partners, società di venture capital e private equity con sede a New York, di 17 milioni di euro: una scelta dettata dal fatto che l’azienda è diventata molto solida e forte e vogliamo portare Unobravo anche in altri paesi, con l’obiettivo di creare una piattaforma multilingua per il benessere mentale.

Tutti possono trovare il proprio terapeuta su Unobravo?

Abbiamo un’équipe clinica composta da oltre 2.700 psicologi e psicoterapeuti con più di 15 orientamenti terapeutici.

È importante, ovviamente, tener conto della specificità dei bisogni portati dalla singola persona: qualora il terapeuta incontrasse un paziente con un DCA molto grave o che si ritiene possa ledere se stesso o altri, suggerisce immediatamente di intraprendere un percorso di terapia in presenza come da nostre linee guida strutturate.

Ci sono orientamenti terapeutici che online non sono attuabili?

Per quanto riguarda la pratica online, consigliamo soprattutto l’utilizzo di terapie e strumenti legati alla talking therapy, ovvero ciò che viene effettuato per mezzo della parola. Abbiamo inoltre numerosi terapeuti che si sono formati rispetto alla possibilità di utilizzare in modalità digitale. La tecnologia avanza e le terapie con lei.

Il tipo di comunicazione è estremamente giovane e anticonformista: come mai questa scelta? A che tipo di pubblico parla?

Parlare di psicologia e di temi legati al benessere psicologico non è semplice. Noi dal primo giorno abbiamo scelto di lavorare sulle caratteristiche naturali del brand, quali l’empatia, l’affidabilità e la competenza, affrontando ogni argomento con la giusta dose di leggerezza, ma sempre con grande attenzione. La nostra comunicazione parla a tutti, dai più giovani a chi ancora non ha mai provato la terapia online, muovendosi lungo due traiettorie: da una parte, l’uso di un’ironia garbata e di una leggerezza che non è mai superficialità, Dall’altra, la necessità di trasmettere l’autorevolezza che ci deriva dalla cura che mettiamo nella nostra pratica clinica e dall’efficacia scientifica del metodo Unobravo.

Com’è strutturata l’attività di comunicazione di Unobravo? E come viene gestita la community online?

Abbiamo scelto di presidiare tutti i canali di comunicazione, partendo in primis dal digitale, sfruttandone tutti i benefici: questo ci ha permesso di far crescere da subito l’accessibilità del servizio, raggiungendo una quantità tale di persone da poter iniziare a cambiare il modo di vedere determinate cose. Siamo stati in grado di avvicinare anche la persona interessata ma che non si è ancora esposta o che addirittura non ha idea di cosa un supporto psicologico potrebbe fare per la sua vita.

Da quest’anno abbiamo iniziato a parlare di benessere psicologico anche attraverso la realizzazione di eventi in presenza, che ci hanno offerto la possibilità di raggiungere un pubblico ampio ed eterogeneo, con lo scopo di informare e responsabilizzare tutti i cittadini, celebrando l’importanza del benessere psicologico e la sua centralità nella vita di ogni giorno.

Attualmente avete competitor?

Sì, negli ultimi anni in Italia e in Europa sono nati diversi competitor del nostro servizio. A differenza della maggioranza delle altre piattaforme, però, Unobravo non è un sito “vetrina” in virtù dell’attenta selezione dei terapeuti con cui collaboriamo e il fatto che non sono richieste fees d’iscrizione al servizio. In Italia, successivamente alla crescita di Unobravo, sono nati nuovi competitor probabilmente ispirati e attratti da ciò che Unobravo stava facendo. Quando siamo partiti, eravamo l’unico servizio esistente, quindi il primo.

Il mondo accademico ha fatto resistenza al sistema Unobravo? Che tipo di accoglienza vi è stata riservata?

In generale, per quanto riguarda l’accoglienza di un servizio di terapia online, sia i professionisti che i pazienti esprimevano inizialmente scetticismo a riguardo. Durante i mesi dell’emergenza pandemica abbiamo invece tutti sperimentato il digitale in qualunque aspetto della quotidianità, e il fatto che entrambe le categorie siano rimasti attive nell’effettuare le sedute di terapia da remoto dimostra come i timori iniziali fossero semplici dubbi. Per correttezza non posso parlare a nome dell’Ordine degli Psicologi, ma ad oggi non sono mai emersi problemi o criticità: sin dall’inizio abbiamo infatti lavorato seguendo il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, confrontandoci con le istituzioni in ogni occasione utile, per essere sicuri di sviluppare un servizio in linea con le richieste istituzionali e le contemporanee necessità professionali.

La pandemia ha cambiato la percezione verso il sostegno psicologico e la salute mentale?

Sì, assolutamente! A causa dei lunghi periodi di isolamento sociale e i diversi effetti provocati dagli ultimi tre anni, sempre più persone hanno iniziato a comprendere l’importanza di prendersi cura della propria salute mentale e di cercare aiuto quando necessario. Tanti hanno sperimentato una maggiore ansia, depressione e stress a causa anche della perdita di lavoro magari, e dell’incertezza sul futuro. Ciò ha portato a un aumento della consapevolezza sulle risorse disponibili e alla necessità di garantire l’accesso a servizi di sostegno psicologico.

Tuttavia, nonostante questo cambiamento nella percezione e nell’attenzione sul tema, ci sono ancora molti ostacoli che limitano l’accesso alle cure. Per questo è importante continuare a sensibilizzare sull’importanza del benessere mentale e parlarne, per garantire un giorno l’accesso per tutte le persone alle cure di cui hanno bisogno.

VALENTINA MARAN

Valentina Maran