il racconto della serata.

16 gennaio 2023, Fondazione G. Brodolini @ Milano LUISS Hub (via Massimo D'Azeglio, 3)

Articolo di Sharon Castellana

Comicità: qualità di ciò che è comico, attitudine a muovere il riso.
Treccani questa volta non è molto d’aiuto. Mi è sempre sembrata una cosa scontata, tutti sanno che cos’è la comicità, la vediamo in televisione, nei social media, al cinema e per strada quando vediamo qualcuno cadere, ma non sappiamo che dietro ad una risata si nasconde un modo molto più grande fatto di regole e formule.

Non mi considero una persona ironica e con un particolare senso dell’umorismo, anche se modestamente nella vita quotidiana sono parecchio comica con i miei “guai”. Ma venendo al dunque, quanti come me non si considerano ironici? Ho una buona notizia: l’ironia si impara e il senso dell’umorismo è innato. Ammetto che quando l’ho scoperto ero incredula. A scuola ci insegnano italiano, storia, geografia, matematica ma non ad essere comici; perché dobbiamo essere per forza seri e composti?

Tralasciando i miei dubbi, arriviamo al succo del discorso. All’evento FDO, fai ridere Sergio Spaccavento, Chief Creative Officer di Digitouch Marketing, ha affermato che il bambino inizia a ridere senza che nessuno glielo insegni verso il terzo-quarto mese di vita. Man mano, essendo un animale sociale, capisce che far parte di una comunità, scherzare e ridere insieme aiuta a creare rapporti migliori. Anche Germano Lanzoni ha riportato un’affermazione in cui definisce la comicità come “… dono che tutti hanno e che non tutti vogliono avere”. Essendo un dono appartenete a tutti gli umani dobbiamo impararlo a maneggiarlo con cura e con responsabilità.

HBE – Humor Business Experience, hub creativo nato dalla volontà di Germano e Fania Alemanno, ha come obiettivo quello di creare informazione ed edutainment attraverso l’umorismo relazionale generando divertimento inclusivo. L’idea di base è passare da “ridere di” a “ridere con” la vittima, il soggetto principale della battuta. Per rendere l’azione comica inclusiva bisogna diminuire l’astrazione di sensibilità che abbiamo nei confronti del soggetto. Se ciò non avviene l’unico modo per rimediare è fare un passo indietro e scusarci.
A livello internazionale, anche nelle ricerche, questa distinzione tra “ridere con” e “ridere di” non è pienamente condivisa – dice Fania – manca un assunto scientifico di base che ci piacerebbe dimostrare in qualche modo. Secondo uno studio della Stanford un team è più produttivo quando c’è ironia, è più coinvolto e quindi più funzionale. La nostra idea è che non siano solo parole. Una gestione responsabile e consapevole, soprattutto del team manager, è fondamentale. Più importante è il nostro ruolo, maggiore deve essere la responsabilità. Stiamo cercando di creare una responsabilità nei manager per un’azione di monitoraggio di una situazione dove le soluzioni sono insiti nel processo.

Dato che l’ironia e la comicità si possono imparare, può farlo anche l’intelligenza artificiale?
Sorge naturale porsi questa domanda a cui non esiste al momento una risposta generalmente riconosciuta.

Ho imparato l’ironia grazie ad un libro sulle barzellette sui carabinieri. A forza di provare ho capito gli schemi – dice Ciccio Rigoli – se ho imparato a fare il comico studiando lo può fare anche l’intelligenza artificiale.

Risponde alla stessa domanda Sergio Spaccavento. Decodificare, capire una comunicazione comica: sì, può farlo. L’intelligenza artificiale comprende gli schemi ma non ha la consapevolezza, non ha una coscienza, non sa cosa sta dicendo. Le manca l’anima, la “scintillanza”, la coscienza totale, la dedizione. La battuta si può costruire: introduzione, svolgimento e deragliamento.

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale ha la capacità di apprendere gli schemi per costruire testi di senso compiuto con uno specifico tono, dobbiamo sempre più renderci unici e riconoscibili. In poche parole, dobbiamo lasciare il nostro zampino.

Il mondo dell’editoria e la comicità
Con Daniela Farnese, copywriter e scrittrice di romanzi, abbiamo affrontato il tema della comicità nell’editoria e come l’abbia resa riconoscibile.
La comicità mi ha aperto la porta della scrittura ma la comicità è un veicolo favoloso per vendere ma è un’arma a doppio taglio per vendersi. È qualcosa che va dosata con cura.
I libri commedie un tempo in Italia erano qualcosa che funzionava tanto. Invece, negli ultimi anni i lettori non vogliono la comicità nei libri.

Questa tendenza è confermata anche dalle classifiche influenzate dai trend di Tik Tok che vedono come protagonisti i libri che provocano il pianto e non il riso, ci spiega Daniela. Siccome il cabaret è ovunque, nei social, in tv, nelle web serie, si ride in modo molto veloce e in maniera intuitiva. Mentre il pianto è sensibilità e ce l’abbiamo tutti, la comicità ha che fare con l’intelligenza. Chi ride ha bisogno di un contesto culturale, di un insegnamento e fa parte di un certo tipo di realtà che identifica ciò che è bene o male, sbagliato o giusto. In Italia c’è più sensibilità che intelligenza. Essendoci ironia un po’ ovunque, chi compra libri vuole piangere.

E nella pubblicità?
Con l’Art Directors Club Italiano (ADCI), rappresentato da Samanta Giuliani e Francesco Bozza, abbiamo guardato la pubblicità con occhi diversi. Francesco di giorno è CEO di BCube e di sera porta il suo lavoro in chiave comica sul palco di Zelig con BAR SPOT. Ma che cos’è lo SPOT? Lo Spot è uno spettacolo teatrale che si basa sulla pubblicità. Tutte le sere – dice Francesco – cerco di spiegare che la narrazione pubblicitaria può essere un mondo ricco di arguzia, intelligenza, ironia, autoironia e divertimento. Infatti, come canta Luca Carboni in Vieni a vivere con me, “Contro la noia della TV, guardare solo la pubblicità”. Può sembrare una cosa strana, siamo sempre in attesa di poter “skippare” la pubblicità prima della nostra serie preferita, ma l’esperienza di Francesco insegna che le persone odiano la pubblicità ma amano la bella pubblicità, le belle storie ed adorano prendere in giro le pubblicità brutte.

Raccontare l’evento non è stata un’impresa semplice, non solo perché è il mio primo articolo di FDO, ma soprattutto per le tantissime emozioni, risate e informazioni che sono stati trasmessi. Quindi l’unico modo per viverli è partecipare e, perché no, conoscerci dal vivo.

sharon castellana