ALESSANDRO PALMARIN: "DALLO SCANTINATO DELLA SUOCERA AL MONDO", LA STORIA DI NIO COCKTAILS

Alessandro Palmarin, founder NIO cocktails

Intervista di: Giada Bellegotti

“Era il 2017. Tutto è nato da una cena con molto cibo e molto vino a casa di amici”. Inizia così la storia di NIO cocktails (nio-cocktails.com), raccontata da Alessandro Palmarin, founder insieme all’amico e collega Luca Quagliano. “Finita la cena è venuta a tutti la voglia di un cocktail ma non avevamo la possibilità di andare al solito cocktail bar. Proviamo il fai da te: il risultato era pietoso”. È dopo la “batosta” inflitta dalla divinità dei mixologist che Luca, facendosi sconsolato un caffè in capsule, si ritrova a pensare a quanto sarebbe stato bello poter avere in casa un cocktail “ready to serve”, un po’ di ghiaccio e via.

Una battuta e poi la scintilla: Alessandro e Luca si ritrovano a pensare sul serio a quella bizzarra idea. Palmarin, allora trentenne in carriera come dirigente nel mondo del fashion, approfitta dell’insoddisfazione che lo tormentava da tempo e lascia tutto. Una nuova avventura lo attendeva.

Alessandro, da dove siete partiti?

“Nel periodo del preavviso che ho dovuto dare a lavoro tutte le mie energie sono state assorbite dalla questione packaging. Non volevamo che NIO seguisse il paradigma della classica bottiglia in vetro. E poi volevamo avesse un impatto forte dal punto di vista della salvaguardia ambientale: produrre vetro assorbe energia, il vetro è pesante, per spostarlo ci vuole tanto carburante… Non volevamo tutto questo”.

E il tuo socio?

“Lui si è occupato di tutta la parte di business plan. E così un po’ per gioco è iniziata la nostra avventura con 10mila euro di investimento, due cui 7mila spesi per un dosatore a pedale. Il nostro primo stabilimento è stato lo scantinato della suocera di Luca… Oggi produciamo 3 milioni di cocktail all’anno”.

Oltre al design del packaging, puntate molto sull’alto livello qualitativo dei cocktail.

“Sì, fin da subito abbiamo capito che l’idea poteva avere successo solo se avessimo utilizzato spirits premium e fosse chiaro al consumatore cosa stesse bevendo.inizialmente le case produttrici ci trattavano a pesci in faccia, ora sono loro a cercarci e i loghi delle aziende con le quali collaboriamo, brand del calibro di Tanqueray Gin, Cointreau o Bourbon Bulleit, fanno bella mostra sul nostro pack a testimoniare la qualità dei nostri cocktail”

E poi l’entrata in scena di Patrick Pistolesi.
“Sì, Patrick Pistolesi è il nostro “sigillo di garanzia”: abbiamo avuto una gran fortuna ad esserne amici e lui ha avuto un ottimo fiuto a credere in noi; ora è uno dei 20 mixologist più importanti al mondo secondo la “World’s 50 Best Bar e firma tutti i nostri cocktail”.

La storia di NIO è indubbiamente una storia di successo: oggi vendete in tante parti del mondo.

“Oggi siamo, oltre che in Italia, in Gran Bretagna, Germania,Francia, Spagna, Belgio, Portogallo, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera, Giappone, Usa, Singapore, Hong Kong, Australia, Grecia, Irlanda e Malta”.

I prossimi progetti?

“Sono molto orientati all’estero. Abbiamo aperto la terza filiale commerciale in Germania 6 mesi fa con ottimi risultati, abbiamo stretto importanti partnership e vogliamo proseguire in quella direzione”.

Un’ultima domanda: ma perché il nome NIO?

Needs ice only. Perché il ghiaccio è l’unica cosa che serve”.

GIADA BELLEGOTTI

giada bellegotti fdo