SERGIO SPACCAVENTO: "LA VERA CREATIVITÀ È LIBERA DA ETICHETTE"

Sergio Spaccavento, creativo

Intervista di: Giada Bellegotti

Se si vuole parlare di Sergio Spaccavento (sergiospaccavento.it) non si può che partire dalla sua bio.

“Sergio Spaccavento è un creativo pubblicitario, autore televisivo, radiofonico, cinematografico, teatrale, docente universitario e conferenziere internazionale. È Chief Creative Officer di Digitouch Marketing, i suoi lavori sono stati selezionati in diversi festival nazionali e internazionali di Advertising e Entertainment. E’ stato co-soggettista e co-sceneggiatore dei film Italiano Medio e Omicidio all’italiana, delle serie tv Mario e Mariottide di Maccio Capatonda, dello spettacolo teatrale Il sesso e il segreto della felicità di Franco Trentalance, autore di sketch dello ZOO di 105, autore del saggio Che cazzo ridi? Dialoghi sulla libertà di ridere. e co-autore di Cloud Marketing Creators. Il marketing oltre le nuvole edito da Forbes Italia”

e questo basterebbe forse già a chiudere l’intervista. Ma sarebbe un gran peccato, perché una chiacchierata con lui mi ha permesso di capire non solo il motivo di una bio insolitamente lunga ma anche il perché ci ostiniamo ad avere la fissazione di definirci con una sola parola. “Cosa fai nella vita?” “Il creativo”.

Sergio porta avanti ogni giorno la sua disruption provando ad uscire dall’obbligo dell’etichetta: “Mi sono reso conto anni fa che la job description professionale mi andava troppo stretta”, racconta, “ho iniziato come art director ma il pensiero che la scrittura fosse avulsa dal mio mestiere mi faceva diventare pazzo. Perché limitarmi?”, spiega Sergio Spaccavento.

Sergio, come sei riuscito, con “l’etichetta” da art director a farti largo in un mondo più vasto?

“Ho iniziato ad alternare art, copy e produzione, con diverse difficoltà di considerazione da parte del settore ovviamente, non preparato a un professionista poliedrico. Finché poi sono stato nominato direttore creativo di un’agenzia: ho continuato a creare in prima persona e non avevo più l’etichetta obbligata. Finalmente ho potuto sentirmi più libero, più creativo”.

Ma perché quella voglia di “superare i limiti” della job description?

“Sentivo la necessità di andare oltre la pubblicità. Poter utilizzare la creatività come autore – di tv, di cinema – mi dava quel cibo che mi rendeva sempre più soddisfatto. E poi tutte queste cose avevano dei punti in comune, quindi perché limitarsi?”.

Come si diventa un creativo?

“Gli strumenti sono fondamentali, bisogna studiare. Le chiavi comiche sono matematiche ben identificate che bisogna conoscere. La forma mentis sicuramente ci vuole, ma la disciplina e lo studio sono fondamentali. Anzi, la maledizione della creatività è che non si smette mai di studiare materie ampie, che vanno spesso di pari passo o in conflitto con le evoluzioni storico-culturali. Poi ci sono sicuramente la sperimentazione e l’innovazione, però bisogna avere un pensiero critico che non è in linea con la normalità e puntare tutto sul tentativo grazie a un’intuizione. Io poi, personalmente, ho il mio metodo “terroristico”: dopo aver finito un progetto, lo rimetto tutto in discussione e provo a vederlo da un altro punto di vista. A volte torno sui miei passi, a volte, invece, scelgo la seconda opzione. Non basta fare il contrario di quello che funziona, è un lungo lavoro”.

Traspare dalle tue parole una certa predisposizione a prenderti del tempo sul lavoro. In una società che va veloce, quanto è importante il tempo per un creativo?

“Il tempo è fondamentale. Il creativo veloce? Esiste, certo, ma applica il meccanismo con mestiere. Questo non significa che poi però faccia la differenza. La vera genialità sta in un processo di pensiero e ricerca nella maturazione del pensiero”.

Ma come si può a tuo avviso oggi scardinare la convinzione che nella vita si debba avere un’etichetta?

“Bisogna partire dall’educazione. Si deve riuscire a comunicare che noi non siamo il mestiere che ci rappresenta perché questo toglie l’obbligo e il terrore di avere un’affermazione professionale con lo spettro del famoso tempo indeterminato”.

Tre consigli per diventare un creativo di successo.

“1. Studiare le basi e non smettere mai di studiare. 2. Andare a lavorare da chi si stima, meglio se all’estero perché aiuta crescere e avere punti di vista differenti. 3. Non avere paura di sbagliare”.

GIADA BELLEGOTTI

giada bellegotti fdo