CIAO, LAWRENCE.

8 marzo 2021, LIVE Streaming

Con Giada Diano e Roberto Bonzio.

CIAO, LAWRENCE.

Lawrence Ferlinghetti è la Beat Generation. In collaborazione con “Italiani di Frontiera” di Roberto Bonzio e con la sua biografa Giada Diano abbiamo ricordato la vita e le imprese dell’uomo che, con la sua casa editrice, ha permesso la traduzione delle opere di Allen Ginsberg e Jack Kerouac. 

“Ciao Lawrence” è il titolo dell’evento in onore di Lawrence Ferlinghetti, poeta, editore, attivista impegnato nel sociale.

Giada Diano, sua traduttrice e biografa, insieme a Roberto Bonzio, storyteller e giornalista curioso, moderati da Egidio Alagia, lo hanno ricordato con un interessante scambio di battute e aneddoti.

Giada ha raccontato di come l’ha conosciuto: appena dopo la caduta delle Torri Gemelle, in procinto di scrivere la sua tesi di laurea, invia una mail a Lawrence, spontanea, con la convinzione che un uomo del suo calibro mai le avrebbe risposto. Inaspettatamente accade il contrario. Si incontrano a San Francisco e inizia da qui il loro rapporto di lavoro durato vent’anni, fino al 22 febbraio scorso, giorno della sua scomparsa, a 101 anni.

Lawrence, il poeta.

Lawrence Ferlinghetti era un poeta, editore e libraio statunitense. Nel 1953 ha fondato “City Lights”, la sua famosa libreria e casa editrice. Grazie a lui artisti come Jack Kerouac e Allen Ginsberg hanno potuto pubblicare i loro primi lavori letterari. Ma soprattutto Lawrence è conosciuto per essere il padre della Beat Generation, quel movimento artistico, un po’ ribelle e un po’ alternativo, in cui tanti giovani degli anni Cinquanta si riconoscevano. Nonostante fosse il promotore della Beat Generation, non lo consideravano e lui stesso non si è mai riconosciuto tale: durante il lavoro doveva rimanere sempre ben vestito e in ordine, non voleva mischiare la sua vita da letterato con quella promiscua promossa dal movimento Beat.

Lawrence, l’attivista.

Nella vita di Lawrence un punto funziona da spartiacque e cambia totalmente la sua visione sulla vita e sul mondo: dopo aver preso servizio nella Marina Militare e aver toccato con mano le rovine lasciate dallo scoppio della bomba di Nagasaki, diviene pacifista radicale. Non sopporta l’idea che tanta violenza si potesse ripetere mentre era in vita. Si professa così un antimilitarista convinto. Da qui si rafforza il suo attivismo sociale e civile. Prende posizioni contro la politica e il Governo e sostiene idee antitotalitariste, anticapitaliste e per un lungo periodo anche anarchiche.

Due ruoli in uno.

L’evento scatenante che ha dato il via al suo impegno civile è stato l’essere condannato per aver pubblicato il poema “Urlo” di Ginsberg. Il processo, poi vinto da Ferlinghetti, è diventato famoso a livello mondiale. L’opera era condannata per oscenità, lui sosteneva invece che l’opera non è oscena, ma è ciò che accade nel mondo ad esserlo. La linea che divide il Lawrence poeta dal Lawrence attivista è dunque sottilissima, se non addirittura inesistente. Lui stesso riteneva che il compito del poeta è di critica sociale contro lo Stato. “City Lights”, la sua casa editrice, era stata creata proprio con l’intento di renderla accessibile all’intero popolo. Non credeva che l’arte dovesse essere elitaria e destinata solo ai più intellettuali, voleva infatti diffondere una cultura “democratizzata”. La scrittura, e la poesia nello specifico, secondo Lawrence aveva il compito di mettere in comunicazione gli artisti e le masse, doveva inoltre funzionare come propulsore di valori quali pace, libertà e uguaglianza. Proprio a partire da Ferlinghetti e dal suo ruolo di artista impegnato nel sociale, si sono poi sviluppati movimenti più ampi, come appunto la Beat Generation prima e la controcultura Hippie dopo, i cui valori sono validi ancora oggi.

Se la figura di Lawrence ti ha incuriosito e vuoi approfondirla, puoi rivedere il video integrale. Infine ringraziamo Giada Diano e Roberto Bonzio per essersi prestati a questo dialogo in ricordo di Lawrence Ferlinghetti. Per le foto, ringraziamo Elisa Polimeni.